Fratture da Stress

Fratture da Stress
Quando pensiamo alle fratture immaginiamo un osso spezzato con due frammenti separati.

Non sempre però le fratture sono complete ed avvengono per traumi diretti.

L’osso è una struttura complessa e resistente con un’architettura che permette allo stesso momento di essere tanto elastico da assorbire e resistere a parecchi traumi.

Quando però i traumi, anche se microtraumi, si fanno sempre più frequenti e si concentrano sullo stesso punto, possono causare un fenomeno che si chiama “fatica” e se non si da il giusto tempo alla struttura per recuperare, l’osso si può cominciare ad indebolire fino a fratturarsi, inizialmente senza separarsi ma se l’insulto viene portato avanti a lungo, si rischia di creare una frattura vera e propria.

È un problema molto frequente quindi nelle persone che compiono un gesto ripetitivo sempre più frequentemente quindi, ad esempio, nei famosi runners che corrono quotidianamente chilometri e chilometri sull’asfalto, l’impiegato che decide di fare una corsa chilometrica su una spiaggia dopo mesi di inattività, la signora osteoporotica che si iscrive a delle lezioni di aerobica in palestra e via discorrendo.

Le fratture da stress sono sempre il punto finale di una sequenza di sovraccarichi, anche se a volte sono determinate da fattori casuali.
Per i corridori, nel 60-75% dei casi, questo fenomeno deriva da errori, sia legati all’intensità che al volume di allenamento, che impediscono l’adeguato  recupero; a scarpe errate magari invecchiate che ammortizzano poco il passo, terreni aspri ed irregolari, tutti fattori che  contribuiscono all’innesco della cascata patologica che porta alla frattura soprattutto a livello degli arti inferiori.

Questi fattori, accoppiati a fenomeni di mal allineamento come ginocchia valghe o vare, piede piatto od altri problemi biomeccanici o posturali, aggravano la predisposizione. 

Per i corridori non allenati esiste un problema aggiuntivo, che è rappresentato dal deficit muscolare degli arti inferiori; questo porta ad una riduzione dell’assorbimento delle forze da impatto da parte dei tessuti molli.

La tibia è una delle ossa più interessate sia a livello del ginocchio, spesso nella parte interna, oppure a metà dove spesso si possono confondere con le famose periostiti che invece sono delle infiammazioni del periostio che è la membrana che ricopre le ossa e colpiscono anche in questo caso gli sportivi specialmente chi è affetto da problemi della volta plantare come il piede piatto.

Può essere interessato molto spesso anche il piede a livello delle piccole ossa lunghe come i metatarsi, il calcagno o la caviglia, ma non sono rare le localizzazioni a livello del pube.

Tra l’altro un’importante novità degli anni “80, poi  sviluppata e consolidata nel corso degli anni successivi, è costituita dall’introduzione ormai generalizzata nelle calzature da allenamento dei sistemi ammortizzanti, questi sono solitamente posizionati, con spessori ovviamente diversi,  nell’intersuola della calzatura  sia nella parte anteriore sotto i metatarsi che in quella posteriore, in questo caso  nella zona sottostante il tallone.

In più gli inserti anti pronazione sono stati molto utili per correggere minimi accenni di piattismo che può portare appunto ad un cattivo appoggio plantare e a danni come le fratture da stress. 

Ogni casa adotta  una tecnologia diversa sia per scelta tecnica sia per esigenze commerciali e gli atleti  devono indirizzarsi  verso un sistema che garantisca una resa ed un comfort ottimale.

È comunque da sottolineare che il potere ammortizzante di queste strutture diminuisce con il numero dei chilometri percorsi o di ore di utilizzo e bisogna pertanto provvedere periodicamente alla sua sostituzione.

Tornando alle fratture da stress, il paziente spesso si accorge perché comincia a zoppicare per un dolore che compare dopo lo sforzo fisico e non riesce ad essere eliminato dopo terapie con antiinfiammatori o fisioterapia.

Per fare la diagnosi, una radiografia spesso non è sufficiente perché la frattura diventa evidente solo tardivamente ed è necessaria la risonanza magnetica.

Altre volte quando la diagnosi è ancora incerta, si può ricorrere alla scintigrafia ossea o alla tac.

Quando la frattura è stata diagnosticata all’inizio, è ancora possibile risolvere il problema togliendo il carico dall’arto interessato, cioè facendo camminare il paziente con delle stampelle ed utilizzando i campi magnetici pulsatili, terapia fisica che serve a concentrare il calcio nell’osso ed a far guarire prima le fratture.

Quando la frattura è invece diagnosticata in una fase avanzata, spesso sono necessarie immobilizzazioni come tutori, gessi o simili.

In alcuni casi rari in cui la frattura tende a non guarire è necessario l’intervento chirurgico di osteosintesi con placche ed a volte necessità di associare un trapianto di osso preso dal bacino

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Fratture da stress ginocchio
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Frattura da stress collo del femore
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Frattura da stress del metatarso

Per ulteriori approfondimenti, si può ascoltare la puntata del 24 aprile scorso della rurbica “Sport e Salute” a cura del Prof. Francesco Franceschi in onda su TeleRadioStereo ogni venerdì alle 18:50 dedicata a questo argomento. Per ascoltare la puntata clicca su questo link http://francescofranceschi.it/forum/fratture-da-stress-teleradiostereo-24-4-2020/