Protesi: l’intervento di revisione

Protesi: l’intervento di revisioneQuanto dura una protesi?
E una delle domande più frequenti che ascolto negli ambulatori se pongo indicazione di sostituzione protesica ad un paziente perché giustamente tutti ci chiediamo se dovessimo subire questo intervento da più o meno giovani, quanto durerà e se ci sarà bisogno di una nuova protesi.

La mia risposta è che la vita va vissuta adesso e non quando non saremo più in. Grado di goderci la nostra bella protesi e camminare con l’articolazione finalmente dritta e libera dal dolore.

Ormai con le nuove protesi non è più impossibile cambiare anche dei pezzi o staccare le componenti vecchie ed inserirne delle nuove.

Quando l’impianto di una protesi d’anca non ha successo, è necessario intervenire chirurgicamente per rimuoverla e sostituirla con una nuova.

La maggior parte degli interventi protesici di primo impianto non dà luogo ad ulteriori interventi di revisione successive.

Purtroppo, però, in alcuni casi occorre sottoporsi ad una revisione della protesi: uno degli interventi più difficili di tutta la chirurgia ortopedica come ad esempio nel caso di  mobilizzazione della componente acetabolare e/o femorale,  per un mancato attecchimento della protesi all’osso o alla liberazione di detriti legati al deterioramento delle superfici di scorrimento delle componenti protesiche come ad esempio succedeva frequentemente quando erano diffuse le protesi con due superfici in metallo.

Adesso quest’ultimo problema è sempre meno frequente in quanto l’interfaccia è spesso costituita da ceramica e plastica particolare.

Altre cause sono lussazioni della protesi frequenti o infezioni dell’impianto

La qualità della ricostruzione ossea e la sua durata dipendono ovviamente dall’ammontare della rimozione dell’osso associata alla componente acetabolare o femorale che vengono sostituite da componenti in materiale metallico particolare che si trasformerà in osso e s’integrerà con la struttura da riempire.

Così avviene anche per il ginocchio articolazione in cui le protesi possono fallire per gli stessi motivi ma a volte anche perché sono state impiantate male, fuori asse o non cementate bene.

Per questo è necessario procedere con un accurato planning pre-operatorio:

  • È molto importante che il chirurgo possa disporre di un ampio inventario di componenti: varietà nei “tipi” e nelle dimensioni delle componenti protesiche.
  • Deve essere sempre prevista la necessità di un innesto osseo omologo e/o sintetico, che consenta un buon appoggio delle nuove componenti protesiche.

Infezione della protesi

L’infezione di una protesi è un evento frequente, a seconda delle casistiche può arrivare addirittura al 4/5%; s’infettano più frequentemente le protesi di ginocchio ma il problema è presente anche nelle protesi d’anca o di spalla.

Purtroppo, la causa, nella maggior parte delle volte, non è dovuta a strumenti chirurgici contaminati o a chirurghi poco igienizzati, ma soprattutto alla risposta individuale all’intervento ed all’impianto che causa sempre una reazione nel soggetto ospitante.

La sintomatologia è soprattutto dolore, gonfiore, rialzo febbrile anche lieve ma costante.

La diagnosi si esegue inizialmente con degli esami di laboratorio che mostrano l’incremento dei globuli bianchi (leucociti), con l’esecuzione di un prelievo dall’articolazione interessata positivo per il germe responsabile dell’infezione ed eventualmente dopo aver eseguito una banale radiografia, è utile effettuare una scintigrafia particolare con i leucociti marcati o una pet.

E’ importante non iniziare una terapia antibiotica prima di avere isolato il germe per evitare di non isolarlo più.

Nel caso in cui i test siano positivi, si deve procedere alla rimozione della protesi e a sostituirla con uno “spaziatore” che consiste in una protesi fatta dal cemento con cui si attaccano le protesi all’osso modellato a forma di protesi e mischiato ad antibiotico che verrà rilasciato localmente a poco a poco.  

In genere nel giro di tre mesi le analisi tornano normali e si può reimpiantare una nuova protesi.

Se le analisi non saranno ancora favorevoli sarà necessario ancora sostituire lo spaziatore con uno nuovo fino ad aspettare che la situazione si normalizzi.

La diagnosi di infezione spesso non è chiara, infatti i criteri oggettivi per valutarla non sono affidabili.
Nei limiti del possibile, non è consigliato somministrare al paziente antibiotici pre-operatori fino a quando non siano stati ottenuti, durante l’intervento, campioni di liquidi e tessuti da analizzare per identificare il batterio alla base dell’infezione e scegliere l’antibiotico più idoneo per contrastarlo.

Risultati dell’intervento di revisione

Nel caso di un intervento di revisione, il chirurgo deve pianificare ogni dettaglio operatorio prima dell’operazione e deve avere attrezzature adeguate a sua disposizione per eseguire un impianto duraturo.

I risultati clinici dell’intervento dipendono dal “capitale osseo disponibile”, dalle condizioni del trofismo muscolare del paziente e dal numero di precedenti revisioni della protesi.

Quindi pazienti con sistema osseo in salute, muscoli trofici e che non si sono ancora sottoposti ad un intervento di revisione protesica, hanno maggiori probabilità di successo post-operatorio.

Devo riconoscere che le reazioni dei pazienti ad un intervento di revisione protesica spesso sono migliori di quelle che avvengono per un primo impianto ed il recupero è migliore ed a volte più rapido forse proprio perché i pazienti intraprendono un percorso fisioterapico già conosciuto.